CORRIAMO A META

I programmi della Scuola Elementare che prevedono l’Educazione Motoria come attività curriculare, pongono l’educatore di fronte alla necessità di scegliere un’attività che possa essere praticata da TUTTI i suoi alunni.
Quando si inizia un programma educativo con dei bambini bisogna avere degli obiettivi che vogliamo raggiungere alla fine del nostro operato. Queste finalità si suddividono in due sistemi diversi di educare:

1) EDUCARE IL MOVIMENTO che riguarda l’area morfologico-funzionale con la quale si cerca di raggiungere i seguenti obiettivi:

A – favorire lo sviluppo di:
capacità senso percettive
schemi motori
schemi posturali

B – sviluppare le capacità:
coordinative
condizionali

C – favorire l’apprendimento:
abilità motorie (generali e specifiche)

2) EDUCARE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO riguardante le aree affettive, cognitive, relazionali ed ha come obiettivo:

A- AREA AFFETTIVA favorire il controllo dell’emotività;
B- AREA COGNITIVA stimolare le capacità di iniziativa e di risoluzione dei problemi;
C- AREA SOCIALE sviluppare coerenti comportamenti relazionali.

 

METODOLOGIA E DIDATTICA DELL’ INSEGNAMENTO DEL MINI RUGBY NELLA SCUOLA ELEMENTARE

PREMESSE METODOLOGICHE

  1. Il mini rugby non può essere presentato all’alunno in tutta la sua complessità.
    Questa dipende:
    dalla stessa attività (elevato numero di giocatori, con grande diversificazione di ruoli, regolamento molto complesso, svariate possibilità d’azione dei giocatori, ecc);
    dalla complessità del soggetto a cui si vuole insegnare (problemi d’ordine affettivo, motorio, psichico).

Obiettivo dell’educatore sarà, quindi, quello di semplificare il gioco senza snaturarlo, con un procedimento pedagogico che si sviluppa:
dal semplice al complesso;
dal generale al particolare;
dal conosciuto all’ignoto (cioè dall’attività propria del bambino verso le esigenze fondamentali del mini rugby).

  1. Il ruolo dell’educatore non è quello di istruire un giocatore, ma al contrario, è quello di permettergli di capire ciò che fa. L’alunno, all’inizio inventa, poi capisce. Egli è capace di spiegare “a posteriori”.

Il suo comportamento, la sua risposta motoria. Non esistono alunni che dal punto di vista motorio, “non sappiano nulla”. Il ragazzo ha in sé delle azioni precostituite che sviluppa allorché è messo in presenza delle esigenze di una attività. INSEGNARGLI IL GESTO NON SEMBRA NECESSARIO, poiché in alcune circostanze mostra di sapere certi gesti. E’ COMPITO DELL’EDUCATORE, dunque, PROPORRE DELLE SITUAZIONI PEDAGOGICHE DI GIOCO A CUI IL RAGAZZO DARA’ UNA PROPRIA RISPOSTA, e non quella che si vorrebbe; il ragazzo non è in grado di comprenderla dal momento che dovrà prima arrivare a confrontare ciò che conosce con le esigenze delle nuove situazioni proposte.

Se, comunque il principiante non dovesse trovare le giuste risposte, devono essere proposte altre varianti (più semplici, meno complesse della situazione).
Lo scopo che si vuole raggiungere deve essere sempre conosciuto, sì da motivare alla stessa attività, ed in modo da costringere il principiante a chiedersi il perché della riuscita o meno.

In questa fase di avviamento le forme dell’apprendimento che prediligiamo sono, quindi: PER PROVE ED ERRORI, PER SCHEMI (e non per ripetizione continua degli stessi esercizi, senza errori), ed anche PER COMPRENSIONE.
In linea generale, lo sviluppo motorio del bambino, dalle solite azioni isolate che confrontate con situazioni diverse, si coordinano, si velocizzano, si differenziano, si generalizzano. Questo sviluppo conferisce al ragazzo delle nuove capacità ed abilità. Si arriva così ad una costruzione del saper fare (APPRENDIMENTO).

Il ragazzo è posto di fronte all’esigenza di costruirsi il suo MINI RUGBY
L’insegnamento del mini rugby dovrà essere fatto mettendo il ragazzo nell’azione ludica allo scopo di farlo reagire nella sua unità- totalità:
a livello affettivo,
a livello intellettivo,
a livello motorio (gestualità)

Nel mini rugby è indispensabile, a livello dell’apprendimento, privilegiare il livello affettivo (evidentemente senza tralasciare gli altri): un fattore emozionale come per esempio la paura, fa percepire al giocatore delle informazioni false e comporta di conseguenza reazioni inadatte. E’ quindi evidente che l’insegnante deve rendersi conto delle difficoltà dei ragazzi a questo livello e deve aiutarli a risolverle.
Sarà solo quando il contatto non sarà più un problema che il ragazzo avrà lo spirito libero per giudicare ed agire nella maniera più adatta. Sarà possibile solo in questo momento, farlo lavorare sulla comprensione del gioco, perché, tranquillo sul piano affettivo, sarà disponibile a risolvere le situazioni in maniera valida (reazione intelligente- decisione tattica del gioco). Il mini rugby deve essere insegnato in modo vivo, per mezzo dell’opposizione e deve essere vissuto immediatamente nella sua realtà che è quella di uno sport di contatto e di combattimento.
Sul piano della didattica sarà indispensabile per l’educatore dare il massimo dinamismo e ritmo a tutte le azioni e perciò i suggerimenti verbali nel movimento sono molto importanti. Questo periodo di ricerca e scoperta del rugby, definito come un periodo genetico, è caratterizzato inoltre da alcune indicazioni metodologiche:

NESSUNA DIVERSIFICAZIONE DI RUOLI (all’inizio è importante formare l’intelligenza tattica di un giocatore, successivamente questa sarà una buona fase di partenza per la specializzazione e il perfezionamento);
OPPOSIZIONE PERMANENTE (è il solo modo per allenare la decisione tattica, importantissima nel determinare la prestazione rugbystica, può essere variata in forma ed intensità e, a volte, eliminata per la tecnica individuale, ma occorrerà, poi, ritornare alla realtà dell’opposizione);
STRUTTURAZIONE DEL GRUPPO (formare squadre equilibrate);
STRUTTURAZIONE DELL’ALLENAMENTO organizzato in cicli di allenamenti -incontro in cui i problemi emersi nel gioco potranno essere affrontati negli allenamenti seguenti e verificati nel prossimo incontro.

PROGRESSIONE DIDATTICA ED INDICAZIONI METODOLOGICHE

I° FASE: INTRODUZIONE DELLE REGOLE FONDAMENTALI “GIOCO AMORFO”

PROGRESSIONE DIDATTICA:
– Formare 2 squadre ed avviare la scoperta del Rugby, nel gioco, secondo la conoscenza delle Regole Fondamentali:
• META e DIRITTI/ DOVERI DEI GIOCATORI
• PASSAGGIO NON IN AVANTI
• TENUTO
• FUORI GIOCO

INDICAZIONI METODOLOGICHE:
– L’attività ludica caratterizza la conoscenza del gioco del mini rugby. Le regole
sono introdotte durante il gioco, in apposite pause e con appropriate spiegazioni (poche parole chiare e precise, alcune dimostrazioni e paragoni con attività conosciute) :
IL GIOCO COME CONTINUA OPPOSIZIONE: il gioco viene conosciuto secondo il concetto di opposizione che lega le 2 squadre (l’attacco gioca in rapporto alla difesa, e viceversa).
IL GIOCO COME MOVIMENTO ININTERROTTO: il gioco si sviluppa inoltre, secondo un concetto di dinamismo continuo, grazie al ruolo dell’educatore che lo organizza continuamente rilanciandolo quando vi sono, arresti del movimento.
In questa prima fase è importante il COINVOLGIMENTO DELL’INTERO GRUPPO assegnando il pallone, oggetto del gioco, in fase di rilancio come gli elementi che vi partecipano poco spontaneamente riportando la totalità del gruppo verso la zona di interesse.
Durante il gioco vengono costantemente stimolati i Principi Fondamentali dell’ avanzare e sostenere, prioritari per una giusta comprensione del mini rugby.

Si realizza così la prima tappa, definita come ” GIOCO AMORFO” della scoperta del mini rugby, in cui oltre ad un gioco continuamente e diversamente strutturato per la progressiva introduzioni di regole e limiti all’azione dei partecipanti, devono emergere le VALENZE EDUCATIVE del nostro sport (Lealtà, rispetto agli altri, ecc.).
Dal punto di vista motorio devono essere presenti anche delle esercitazioni
di Educazione al contatto con il terreno, per familiarizzare i principianti a queste due forme tipiche e ricorrenti nella nostra attività. Utilizzando dei materassini nelle attività in palestra.
La comprensione del gioco si può migliorare anche realizzando situazioni meno complesse, per numero di giocatori e spazio a disposizione, in cui la partecipazione ed il dinamismo dei singoli giocatori progrediranno.
L’importanza del successo. Ogni proposta che l’educatore fa ai bambini deve essere realizzabile e deve dare soddisfazione per la riuscita. Sarebbe un grosso errore porre i bambini davanti a qualcosa che non possono riuscire a fare almeno in parte. Infatti uno degli scopi del gioco è accrescere la propria autostima che porterà al raggiungimento di obiettivi sempre più difficili.

Questo il programma delle lezioni:

  • 101 modi per fare meta; corriamo e facciamo meta in tutti i modi. Non scontriamoci; correndo impariamo a scansarci e valutare la posizione del corpo in movimento rispetto agli altri;
  • la lotta: riscopriamo il piacere di lottare e superiamo il timore del contatto;
  • cominciamo a giocare: superiamo il compagno per segnare la meta;
  • “Acchiappiamoli”: come prendere un bambino da solo e con l’aiuto di un compagno;
  • cominciamo a giocare: prime forme di gioco organizzato;
  • continuiamo a giocare: mini – partite 3 > 3.

Per ulteriori informazioni è possibile organizzare un incontro con i docenti interessati.